È stato un pioniere mondiale nella radiochirurgia e promotore dell’installazione del Cyberknife all’ospedale di Vicenza
L’ULSS 8 Berica ricorda con profonda ammirazione e affetto la figura del prof. Federico Colombo, scomparso all’età di 75 anni. Primario della Neurochirugia di Vicenza dal 1992 al 2006 e dell’Unità Operativa Complessa della Radiochirurgia dal 2006 al 2014, il prof. Colombo è stato un pioniere nella radiochirurgia e neurochirurgia, nonché fautore dell’installazione all’ospedale San Bortolo di Vicenza del Cyberknife, tecnologia che a quasi vent’anni di distanza rimane all’avanguardia per il trattamento dei tumori e angiomi cerebrali altrimenti inoperabili.
«Il prof. Colombo lascia un grande vuoto – sottolinea la dott.ssa Maria Giuseppina Bonavina, Direttore Generale dell’Azienda socio-sanitaria vicentina – non solo all’ospedale di Vicenza ma in tutta la comunità medica e scientifica nazionale e internazionale, dove la sua figura era giustamente ben nota e riconosciuta come una delle massime autorità nel campo della radiochirurgia e neurochirurgia. Il prof. Colombo è stato sicuramente uno dei massimi esempi di come l’attività clinica possa e debba coniugarsi con un’attività continua di ricerca e ha reso la Neurochirurgia di Vicenza un punto di riferimento a livello nazionale e internazionale».
La prima grande innovazione introdotta dal dott. Colombo risale al 1982, quando mise a punto, presso la Neurochirurgia di Vicenza, in collaborazione con i colleghi della Radioterapia e della Fisica Sanitaria, una metodica originale che prevedeva la combinazione di un semplice acceleratore Lineare (LINAC) per radioterapia standard con un sistema di localizzazione stereotassica. Nasceva pertanto il primo sistema al mondo per radiochirurgia stereotassica con LINAC, che prevedeva un sistema di immobilizzazione traumatico della testa del paziente con anello stereotassico. Questa tecnica ha avuto un’ampia diffusione in tutto il mondo e tuttora è in vigore in molti centri di Radiochirurgia. Nell’arco di 20 anni il dott. Colombo ha eseguito, in collaborazione con i Colleghi della Fisica Sanitaria, della Radioterapia e della Neuroradiologia ben 1236 trattamenti radiochirurgici con LINAC.
L’intuizione del prof. Colombo fu poi alla base del passo successivo in campo scientifico: l’introduzione del sistema Cyberknife, basato sull’invenzione da parte del dott. Adler (Stanford University) di un acceleratore lineare a fascio stretto montato su un braccio robotico per la radiochirurgia stereotassica alla fine degli anni ’90. Questa tecnologia rendeva non più necessario un sistema di immobilizzazione traumatico del paziente e consentiva un livello di efficacia e precisione senza precedenti: «Il Sistema Cyberknife – spiega il dott. Umberto Fornezza, Responsabile della Neurochirurgia ad indirizzo Stereotassico di Vicenza – è dotato di un robot che muove l’acceleratore lineare con sei gradi di libertà nello spazio intorno al paziente. Offre pertanto trattamenti più efficaci in termini di distribuzione e gradiente di dose salvaguardando gli organi a rischio circostanti al bersaglio. In questo modo è possibile erogare alte dosi al bersaglio salvaguardando i tessuti sani e riducendo il numero di sedute di trattamento, con il notevole vantaggio per il paziente di ridurre gli accessi ospedalieri ed i vantaggi in termini di costi (per il paziente e per il SSN).
Proprio grazie al prestigio personale del prof. Colombo riconosciuto a livello internazionale, oltre che alla lungimiranza della Direzione aziendale dell’epoca, nel 2003 il Cyberknife fu introdotto al San Bortolo, rendendo l’ospedale di Vicenza il primo in Europa a disporre di questa tecnologia, aggiornata nel 2011 con l’introduzione di un’apparecchiatura di seconda generazione. Ad oggi all’ospedale di Vicenza sono stati trattati con questa tecnologia all’avanguardia circa 5.300 pazienti per un totale di 8.900 trattamenti. Si tratta della casistica più grande al mondo dopo quella di Stanford (7.000 pazienti). Sempre grazie alla grande eredità culturale e scientifica lasciata dal prof Colombo, l’UOSD di Neurochirurgia Stereotassica del San Bortolo è tuttora il punto di riferimento nazionale per il trattamento radiochirurgico delle Malformazioni Arterovenose (con una casistica di 670 pazienti trattati). Solo nel 2021 sono stati eseguiti in totale 445 trattamenti radiochirurgici per patologia neurochirurgica; il numero più elevato in Italia.
Ma è sulle doti umane del prof. Colombo che si sofferma il ricordo del dott. Fornezza: «Il prof. Colombo è stato il mio maestro. Lo ricordo come un uomo di straordinaria cultura ed intelligenza unite ad una umanità altrettanto grande con i pazienti, tanto è vero che anche dopo il suo pensionamento abbiamo continuato ad assistere a testimonianze di grande affetto nei suoi confronti da parte dei pazienti che aveva curato. Per noi collaboratori era un costante punto di riferimento per l’apprendimento di questa disciplina molto complessa spronandoci ad un continuo studio e aggiornamento scientifico».
Il prof. Colombo ha segnato la storia recente della neurochirurgia – conferma il dott. Lorenzo Volpin, Direttore della Neurochirurgia del S. Bortolo – perché ha inventato, primo al mondo, la possibilità di fare una radiochirurgia con l’acceleratore lineare. In questo è stato un assoluto pioniere e le tecnologie di cui oggi disponiamo, non solo al San Bortolo, nascono tutte dalla sua invenzione iniziale che risale ai primi anni ’80. Il suo è stato un contributo di interesse mondiale, tanto è vero che all’estero era molto conosciuto e stimato, perché di fatto è lui è dovuta l’invenzione della tecnica stereotassica che prevede l’individuazione di un bersaglio all’interno dell’encefalo, il calcolo delle coordinate e la possibilità di colpire con una terapia radiante distribuita su molti piani in modo che l’effetto lesivo sia solo sul bersaglio prescelto, senza danneggiare il tessuto cerebrale sano circostante. Con questa invenzione ha segnato una svolta nella storia della radiochirurgia e in particolare in neurochirurgia le sue scoperte sono alla base delle terapie utilizzate per curare i pazienti colpiti da tumori cerebrali e angiomi cerebrali».