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Stampa 3D e chirurgia: al San Bortolo un progetto multidisciplinare per 10 reparti di chirurgia

Stampa 3D e chirurgia: al San Bortolo un progetto multidisciplinare per 10 reparti di chirurgia

L’ospedale S. Bortolo è il primo in Italia ad adottare su vasta scala la stampa 3D come procedura standard per la preparazione di tutti gli interventi chirurgici a elevata complessità, grazie al sostegno di un gruppo di aziende del territorio, di Confindustria Vicenza e della Fondazione San Bortolo.

Dopo essere stato uno dei primi ospedali in Italia – nel 2019 – ad avere utilizzato la stampa 3D per una migliore preparazione degli interventi complessi, ora l’ospedale San Bortolo di Vicenza rilancia ulteriormente l’impegno su questo fronte di innovazione: è infatti il primo ospedale in Italia ad adottare questa innovativa metodica in ben 10 reparti di chirurgia, grazie ad un progetto di rete che ha visto un forte coinvolgimento del territorio, attraverso il sostegno diretto di un gruppo di aziende, ma anche di Confindustria Vicenza e della Fondazione San Bortolo.

A spiegarne le finalità è il dott. Paolo Magagna, responsabile dell’Unità Operativa di Chirurgia della Aorta Toracica e coordinatore del progetto: «A volte la sola diagnostica per immagini, che è per forza di cose bidimensionale, non consente di ottenere un quadro sufficientemente chiaro: per questo motivo, per i pazienti con anatomie particolarmente complesse o comunque difficili, l’immagine della tac viene trasformata in un file compatibile con lo standard richiesto dalle stampanti 3D, utilizzato poi per realizzare un modello tridimensionale dell’organo o della parte anatomica del paziente sulla quale è necessario intervenire, riproducendo esattamente la sua specifica anatomia e con essa tutte le problematiche che dovrà affrontare il chirurgo una volta in sala operatoria. Non solo, ma grazie ai progressi nei materiali di stampa, oggi è anche possibile utilizzare materiali che “ricordano” le proprietà dei tessuti del corpo umano. In Cardiochirurgia abbiamo iniziato ad utilizzare questa metodica innovativa circa un anno e mezzo fa e da allora abbiamo realizzato una decina di prototipi, che si sono rivelati estremamente utili per la preparazione e in definitiva per il buon esito dell’intervento. Da qui l’idea di condividere questa metodica con i colleghi di altri reparti, che ne hanno subito colto le potenzialità».

È nato così un progetto internazionale e multidisciplinare al quale – oltre alla Cardiochirurgia – hanno aderito i reparti di Chirurgia Maxillo Facciale, Chirurgia Generale, Chirurgia Pediatrica, Chirurgia Vascolare, Ginecologia, Neurochirurgia, Neuroradiologia, Otorinolaringoiatria e Urologia.

Benefici anche nel dialogo con i pazienti e per la formazione

I vantaggi sono infatti molteplici, come spiega il dott. Salvatore Barra, Direttore Sanitario dell’ULSS 8 Berica: «Innanzitutto i chirurghi possono vedere più chiaramente aree e situazioni che sarebbero difficili da identificare con la sola diagnostica per immagini: in questo modo possono studiare meglio l’intervento e decidere con maggiore cognizione di causa la metodica più adatta. Con il modello 3D infatti possiamo osservare in modo tangibile l’anatomia del paziente, l’origine e l’angolazione dei principali vasi sanguigni, la sede e l’origine delle lesioni. Vi è poi un altro beneficio, non trascurabile: il modello si è rivelato di grande aiuto nello spiegare al paziente e ai suoi familiari l’anomalia diagnosticata e come l’equipe chirurgica intende procedere, perché il paziente può finalmente vedere dove sta il problema e di fatto toccarlo con mano. L’ultimo aspetto riguarda la didattica: sicuramente poter disporre di una serie questi modelli, ciascuno rispondente ad un caso concreto, è un prezioso strumento per migliorare la preparazione dei nuovi chirurghi».

Il processo di realizzazione

Per la trasformazione del file acquisito mediante la tac in uno utilizzabile dalla stampante 3D occorrono circa 7-8 ore, mentre per la stampa di un modello anatomico 3D il tempo dipende dalle dimensioni e complessità del modello, dalle 5 alle 72 ore: una tempistica che consente comunque – in caso di urgenza – di mettere a disposizione dell’equipe chirurgica il modello nel giro di 3 giorni.

Il tutto grazie al lavoro di un team di specialisti nelle tecnologie di stampa 3D, esterni all’ospedale, composto da Carlo Campana (3D Printer Surgery), Luciano Ghiotto e l’ingegnere biomedico Leonardo Costa.

Complessivamente, al San Bortolo sono già 30 i modelli 3D stampati con questa procedura, per altrettanti pazienti.

Sul piano scientifico, inoltre, è importante sottolineare anche la collaborazione attivata con l’Università di Padova e in particolare il contributo del prof. Franco Grego, direttore della reparto di Chirurgia Vascolare ed Endovascolare dell’Azienda Ospedaliera di Padova.

Un progetto di rete, dentro e fuori l’ospedale

«Questo progetto – sottolinea Giovanni Pavesi, Direttore Generale dell’ULSS 8 Berica – evidenzia la forte collaborazione e integrazione che esiste all’interno dell’ospedale di Vicenza e in generale nella nostra ULSS. Quello che un anno e mezzo fa era nato come un approccio innovativo della Cardiochirurgia, oggi è diventato una metodica condivisa con i colleghi delle altre chirurgie, consentendoci di affrontare con maggiore sicurezza i casi chirurgici più complessi». Ma questo è un progetto di rete anche tra ospedale e territorio, come sottolinea ancora il Direttore Generale: «Tutto questo però non sarebbe possibile senza il coinvolgimento e il sostegno generoso del tessuto economico territoriale, che ha garantito al progetto il necessario supporto non solo finanziario, ma anche tecnologico».

Infatti due aziende vicentine non medicali, la Stefanplast SpA di Villaganzerla e Sisma SpA di Piovene Rocchette, hanno messo a disposizione le proprie attrezzature per la stampa dei modelli 3D che saranno necessari, mentre l’azienda Valle Autotrasporti ha garantito un contributo economico. Il tutto con il sostegno economico della Fondazione San Bortolo e il supporto di Confindustria Vicenza, che ha promosso il progetto tra le imprese associate.

Allegati

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