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AL SAN BORTOLO METODICA LASER ALL’AVANGUARDIA PER IL TRATTAMENTO DELLA EPILESSIA FARMACO RESISTENTE

AL SAN BORTOLO METODICA LASER ALL’AVANGUARDIA PER IL TRATTAMENTO DELLA EPILESSIA FARMACO RESISTENTE

Negli ultimi mesi la metodica è la stessa utilizzata anche per rimuovere alcune selezionate lesioni cerebrali tumorali che prevede l’utilizzo di un’apparecchiatura innovativa, acquistata grazie al sostegno della Fondazione San Bortolo che per questo progetto ha stanziato oltre 350 mila euro.

La Neurochirurgia dell’ospedale di Vicenza si conferma una realtà sempre più all’avanguardia in ambito nazionale e anche internazionale: dopo avere introdotto, tre anni fa, un’innovativa metodica laser per la cura delle forme di epilessia resistenti al trattamento farmacologico, più recentemente la stessa tecnica è stata applicata anche per il trattamento di due pazienti affetti da tumori cerebrali in aree altrimenti inoperabili.

Il tutto grazie a “Visualase”, un’apparecchiatura donata circa tre anni fa all’ospedale di Vicenza dalla Fondazione San Bortolo, che in questo arco di tempo ha continuato a sostenere il progetto stanziando oltre 350 mila euro per l’acquisto delle sonde monouso (del valore di 8 mila euro ciascuna) necessarie per eseguire gli interventi.

Il sistema si compone di un laser emesso da una fibra inserita all’interno di un catetere con un diametro di appena 2,5 millimetri. Grazie alle sue dimensioni estremamente ridotte, il catetere – con il laser al suo interno – può essere posizionato in esatta corrispondenza del punto del cervello da trattare. Tramite il laser, vengono “bruciati” con estrema precisione i tessuti cerebrali che presentano le lesioni da trattare, responsabili delle crisi epilettiche oppure di tipo tumorale. Il tutto avviene con il supporto di un sofisticato sistema di guida mediante le immagini acquisite con la risonanza magnetica. Uno specifico software consente infatti di visualizzare ed elaborare, a partire dai dati della RM, il volume dell’area lesionata e la temperatura raggiunta, monitorando così in tempo reale l’avanzare della procedura, con estrema sicurezza per il paziente. Dunque con un lavoro di equipe che coinvolge neurochirurghi, neurologi, neuroradiologi, neuropsicologi, epilettologi ed anestesisti, per intervenire spesso in aree molto piccole o malformate oppure vicino ad aree funzionali critiche.

Una tecnologia all’avanguardia, utilizzata per la prima volta nel 2008 negli Stati Uniti e tuttora disponibile in pochissimi centri in Europa (in Italia sono solo 4, compreso il San Bortolo).

«I risultati ottenuti dal Dott. Picentino con queste procedure sono veramente lusinghieri – spiega il dott. Lorenzo Alvaro, direttore facente funzioni dell’U.O.C. di Neurochirurgia del San Bortolo – sia per quanto riguarda i tumori che per i pazienti con epilessia, di questi ultimi il 75% sono guariti completamente e il 25% hanno visto le crisi ridursi significativamente. Gli interventi si sono svolti sotto controllo della risonanza magnetica per poter monitorare esattamente dove la fibra laser del Visualase irraggiava a temperatura controllata bruciando le aree patologiche. La fibra viene introdotta in sala operatoria e si esegue poi la procedura in sala di risonanza con una durata tra le 2 e le 3 ore. Si riesce ad essere efficaci quindi in situazioni dove la microchirurgia è a rischio elevato, inoltre il post operatorio è più rapido, si risolve in 2 o 3 giorni di ricovero in reparto, e non richiede l’usuale monitoraggio con la prima notte in rianimazione».

«Ad oggi siamo l’ospedale italiano con la maggiore casistica – spiega il dott. Massimo Piacentino, Alta Specializzazione di Neurochirurgia Funzionale -, con 22 procedure già eseguite, di cui 20 su pazienti affetti da epilessia e 2 su tumori cerebrali. La maggior parte dei pazienti epilettici hanno risolto il problema e hanno un follow up superiore a sei mesi. Altri vedono riduzione di intensità e numero delle crisi variabile tra il 65% e l’80%. Sono tutti casi in cui le lesioni epilettogene si trovavano vicine ad aree funzionali critiche oppure profonde: in passato questi pazienti farmacoresistenti erano destinati a continuare ad essere epilettici sia per la farmacoresistenza sia perché non operabili. Nei tumori i casi sono molto limitati e riguardano strutture profonde (tronco-cerebrali) dove accedere chirurgicamente comporta rischi elevatissimi per la vita».

«Recentemente il dott. Piacentino ha portato una presentazione sui risultati di questa procedura a convegni internazionali che si sono tenuti a Barcellona e a Stoccolma, quest’ultima nello specifico al Congresso della Società Europea di Neurochirurgia Funzionale e Stereotassica. La ricerca di applicazioni tecnologico-cliniche sia tumorali che epilettologhe è sempre stato uno degli obiettivi che hanno guidato il reparto di Neurochirurgia quando ne seguivo la Direzione – commenta il dott. Lorenzo Volpin già Direttore di Neurochirurgia – Sono davvero contento che il lavoro prosegua in questa prospettiva grazie a un’equipe medica di grande professionalità e che si stiano ottenendo risultati importanti per tutta la Neurochirurgia».

«La Neurochirurgia del San Bortolo si conferma un centro all’avanguardia – sottolinea la dott.ssa Patrizia Simionato, Direttore Generale dell’ULSS 8 Berica. Ancora una volta, in questo percorso di innovazione possiamo contare sul sostegno della Fondazione San Bortolo, che voglio ringraziare a nome di tutta l’Azienda ma anche di tutti i pazienti e dei loro familiari che abbiamo potuto curare con successo in questi tre anni». «È per noi un dovere morale sostenere una équipe di medici del nostro ospedale così all’avanguardia. – afferma Franco Scanagatta, presidente della Fondazione San Bortolo – Abbiamo portato avanti il progetto di acquisto di Visualase e dobbiamo ringraziare la determinazione del dott. Lorenzo Volpin e la grande visione del dott. Massimo Piacentino e del dott. Lorenzo Alvaro, oltre che Giancarlo Dani, del Gruppo Dani di Arzignano, che ha da subito deciso di offrire il proprio contributo. Ogni intervento richiede una sonda ottica laser monouso che ha un costo di oltre 8mila euro cadauna. La Fondazione San Bortolo in questi anni ha continuato a donare queste sonde per un importo di oltre 350mila euro, permettendo di averne sempre a disposizione per gli interventi d’urgenza».

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