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La pandemia vista con gli occhi di…

La pandemia vista con gli occhi di…

Si è svolto oggi il seminario organizzato dalla Fondazione Scuola di Sanità Pubblica in collaborazione con ULSS 8 Berica e ULSS 7 Pedemontana per ripercorrere le tappe salienti  e le strategie impiegate nella gestione della pandemia, approfondimento nel contempo le sue conseguenze nei diversi ambiti della sanità e in generale della società civile.

Ora che la fase emergenziale della gestione della pandemia può dirsi definitivamente superata, diventa finalmente possibile parlare del Covid con un approccio diverso, attraverso il quale far emergere le tante sfaccettature del tema, ma anche le strategie messe in atto dal sistema sanitario e i risultati ottenuti.

Per questo motivo la Regione del Veneto ha approvato un percorso articolato di comunicazione e informazione rivolto agli operatori sanitari e del sociale, al fine di evidenziare le scelte strategiche fatte durante le diverse fasi della pandemia, mettendo in evidenza azioni e interventi che il territorio nelle sue diverse espressioni è stato in grado di attivare, fornendo una valida sperimentazione di iniziative che potranno essere di aiuto in altre situazioni emergenziali.
È nato così il seminario “La pandemia vista con gli occhi di ….”, svoltosi oggi a Vicenza nella cornice del Palazzo delle Opere Sociali e organizzato dalla Fondazione Scuola di Sanità Pubblica in collaborazione con ULSS 8 Berica e ULSS 7 Pedemontana.

Dopo il saluto delle autorità, l’incontro ha visto l’introduzione di Francesca Russo Direttore Dipartimento Prevenzione, Sicurezza Alimentare e Veterinaria della Regione del Veneto, quindi l’intervento della Maria Teresa Padovan, Direttore U.O.C. Servizio di Igiene e Sanità Pubblica dell’ULSS 8 Berica e responsabile scientifico dell’evento, e del dott. Vinicio Manfrin Direttore U.O.C. Malattie Infettive dell’ULSS 8 Berica.

Successivamente i lavori hanno visto una prima sessione dedicata all’importanza del lavoro in rete e alle esperienze che è possibile trarre – anche per il futuro – dalla gestione della pandemia in termini di modelli di integrazione. Su questo tema si sono confrontati
Dino Magnabosco, Sindaco di Montebello Vicentino; Franco Balzi, Sindaco di Santorso; Matteo Rigoni per l’USCA dell’ULSS 8 Berica; Luca Tribbia per l’USCA dell’ULSS 7 Pedemontana; Dario Bernardi, Direttore di Casa Gerosa; e Pierandrea Turchetti, Presidente della Croce Rossa di Vicenza.

La sessione successiva ha visto invece un focus sulle ripercussioni della pandemia sui giovani, con gli interventi di Nicoletta Morbioli, Provveditore agli Studi della provincia di Vicenza; Mariapaola De Angelis, Dirigente dell’Istituto Masotto; Alessandra Zola, Dirigente dell’Istituto Montagna; Giorgio Dal Santo, referente Cà Dotta.

A concludere i lavori sono stati gli interventi dei vertici delle aziende socio-sanitarie vicentine. «Il covid-19 ci ha posto di fronte ad una situazione del tutto inedita, per lo meno nella civiltà moderna – sottolinea la dott.ssa Maria Giuseppina Bonavina, Direttore Generale dell’ULSS 8 Berica – ma pur con grandissimi sacrifici ed enormi difficoltà il nostro sistema sanitario ha dimostrato una straordinaria capacità di tenuta. Nel giro di un anno è stato possibile individuare un vaccino per un virus tanto sconosciuto quanto pericoloso, è stata portata a termine la più grande campagna di vaccinazione di massa nella storia dell’umanità, sono state sviluppate nuove terapie sempre più efficaci. Ritengo che i cittadini debbano guardare agli ultimi due anni non solo con profonda gratitudine verso tutti gli operatori sanitari, ma anche con una rinnovata fiducia nella scienza e nelle istituzioni».

Sull’eccezionalità dello sforzo compiuto e sull’importanza di rendere il giusto riconoscimento all’impegno di tutti gli operatori richiama l’attenzione anche il Direttore Generale dell’ULSS 7 Pedemontana Carlo Bramezza: «Da febbraio 2020 per il nostro personale non c’è stato un attimo di riposo, e non mi riferisco solo alla gestione della pandemia in tutte i suoi aspetti: dalle diverse ondate di contagi e ricoveri alla maxi campagna di vaccinazione. Come noto la pandemia ha colpito anche le altre categorie di malati, in termini di prestazioni che forzatamente sono state ritardate e rallentamento degli screening: ora stiamo correndo per recuperare su questo fronte. Purtroppo rispetto alla prima ondata il clima generale è mutato: i sanitari erano eroi, dopo pochi mesi sono diventati nella migliore delle ipotesi ostacoli al ritorno alla normalità, nella peggiore degli impostori. Al contrario mi auguro che i cittadini comprendano l’eccezionalità del lavoro svolto e che si consideri con il dovuto rispetto e ammirazione i lavoratori della sanità: tutti, non solo i medici ma anche gli infermieri, gli OSS, i tecnici e il personale amministrativo, senza il quale sarebbe stato impossibile gestire sul piano organizzativo tanti aspetti e avere giorno per giorno il quadro dell’evolversi della situazione pandemica. Lavorare nella sanità pubblica è un onore, mi auguro che questo venga compreso e che possa portare un numero maggiore di giovani a intraprendere questa strada».

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