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Eseguito il primo prelievo di cuore a “cuore fermo”

Eseguito il primo prelievo di cuore a “cuore fermo”

Per la prima volta al San Bortolo è stata eseguita l’innovativa procedura che rappresenta una nuova speranza per i pazienti in attesa per un trapianto

Martedì 12 novembre, per la prima volta all’ospedale San Bortolo di Vicenza, è stata eseguita con successo la procedura di prelievo di un cuore a seguito di accertamento di morte con criteri cardiologici. Una metodica all’avanguardia, eseguita per la prima volta in Italia meno di un anno fa presso l’ospedale di Padova.

Oltre al cuore, sono stati prelevati anche i polmoni e il pancreas, poi trapiantati all’ospedale di Padova, così come il cuore; il fegato, trapiantato all’ospedale in Azienda Ospedaliera di Verona; le cornee (affidate all’équipe dell’ospedale di Treviso); e i reni, che sono stati invece trapiantati direttamente al San Bortolo.

«Si tratta di un risultato di grande rilievo – sottolinea la dott. Patrizia Simionato, Direttore Generale dell’ULSS 8 Berica -, reso possibile dalle elevate competenze delle nostre équipe e da un efficace lavoro organizzativo in sinergia con il Centro Regionale per il Coordinamento Trapianti e con la Cardiochirurgia dell’Azienda Ospedaliera di Padova diretta dal prof. Gino Gerosa. Le donazioni a “cuore fermo” rappresentano una possibilità importante per i tanti malati che risultano in lista di attesa e l’ospedale di Vicenza è in prima linea in questa nuova frontiera della scienza medica, potendo anche contare su un territorio che si dimostra da sempre particolarmente sensibile al tema della donazione di organi».

La procedura di accertamento di morte con criteri cardiologici prevede lo svolgimento di un esame EGC in assenza di attività cardiaca per 20 minuti, dopodiché inizia la corsa contro il tempo per preparare il paziente al prelievo di organi: «E in questo caso il prelievo del cuore è particolarmente delicato – spiega il dott. Vinicio Danzi, Direttore dell’U.O.C. Anestesia e Rianimazione dell’ospedale di Vicenza – in quanto è necessario procedere alla perfusione, dunque all’irrorazione di sangue e ossigenazione, del cuore affinché una volta trapiantato nel paziente possa ripartire, un cuore che era rimasto senza battito per più di 20 minuti. Questo risultato è possibile solo adottando tecniche complesse che vedono collaborare insieme le équipe di Anestesia e Rianimazione, i perfusionisti e i cardiochirurghi, ma occorre anche disporre, come in questo caso, di un cuore in perfette condizioni».

Una tecnica sulla quale l’ospedale di Vicenza vanta già una significativa esperienza: considerando anche i prelievi di altri organi, infatti, sono già 9 le procedure eseguite “a cuore fermo” al San Bortolo nell’ultimo anno e mezzo.

Una metodica all’avanguardia dove l’aspetto scientifico non fa però passare in secondo piano il risvolto profondamente umano: «La donazione di organi è come suggerisce il nome stesso un dono, rappresenta la possibilità di ridare la vita a uno o più malati in gravi condizioni – commenta il dott. Danzi -. Il paziente sul quale abbiamo eseguito il prelievo era una persona estremamente aperta verso gli altri e che aveva già manifestato la volontà di poter aiutare il prossimo se gli fosse successo qualcosa. Abbiamo fatto in modo che il suo desiderio potesse realizzarsi, in accordo con i suoi familiari».

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