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Donazioni di plasma: nella medicina trasfusionale di Vicenza un nuovo modello organizzativo per sostenere le donazioni

Donazioni di plasma: nella medicina trasfusionale di Vicenza un nuovo modello organizzativo per sostenere le donazioni

La nuova organizzazione, che è incentrata sulla valorizzazione del ruolo delle figure infermieristiche, ha consentito di incrementare del 14% la raccolta di plasma nell’ultimo anno.

Parte da Vicenza una piccola grande rivoluzione nella Medicina Trasfusionale: un nuovo modello organizzativo che è stato sperimentato negli ultimi tre anni in ULSS 8 Berica con l’obiettivo di sostenere in modo concreto l’incremento delle donazioni di sangue, e di plasma in particolare, superando la criticità – nazionale – legata alla difficoltà di reperimento del personale medico specializzato.

I risultati della sperimentazione, sintetizzabili in una crescita del 14% nella raccolta di plasma in aferesi nell’ultimo anno, sono stati presentati ufficialmente questa mattina, in occasione di un convegno organizzato proprio dal Dipartimento di la Medicina Trasfusionale di Vicenza, che ha visto in apertura gli interventi di Manuela Lanzarin, Assessore regionale alla Sanità e ai Servizi Socio-Sanitari e della dott.ssa Patrizia Simionato, Direttore Generale dell’ULSS 8 Berica.

«Tutto è nato a seguito del Covid – spiega il dott. Francesco Fiorin, Direttore della Medicina Trasfusionale di Vicenza -, quando i rischi di contagio e le varie misure di prevenzione introdotte, pur indispensabili e per la sicurezza degli stessi donatori, hanno ridotto di fatto le possibilità di accesso alla donazione, soprattutto per quanto riguarda la plasmaferesi. Parallelamente in questi ultimi anni si sono evidenziati altri fenomeni che hanno inciso negativamente sulla capillare diffusione della raccolta e tra questi in particolare la difficoltà di reclutamento di personale sanitario, medico in modo particolare. Questo è una problematica nazionale come noto, che ha origine in una crisi demografica della professione medica che si è andata aggravando nell’ultimo decennio».

Da qui la necessità di ripensare l’organizzazione del servizio trasfusionale, con l’obiettivo di ripristinare l’autosufficienza di plasma e plasmaderivati nel Dipartimento di Medicina Trasfusionale di Vicenza e poter tornare a offrire anche un contributo alla rete regionale ed extraregionale.

«Per raggiungere questo risultato abbiamo combinato due strategie complementari – spiega ancora il dott. Fiorin -. Innanzitutto abbiamo rivisto e ottimizzato tutti i processi con un approccio sistematico alla qualità che ci ha consentito di identificare e promuovere miglioramenti a tutti i livelli. L’aspetto più innovativo però riguarda un diverso impiego delle professioni sanitarie, valorizzando così queste figure, previo un adeguato percorso di formazione specifica. È stato quindi realizzato e reso operativo un modello che prevede l’intervento diretto del personale infermieristico nel processo di selezione del donatore, ovvero per la gestione dell’accertamento dei suoi requisiti di idoneità».

Un modello organizzativo innovativo che potrebbe presto essere adottato anche in altri contesti territoriali, veneti e non solo: «I risultati di questo progetto – sottolinea la dott.ssa Patrizia Simionato, Direttore Generale dell’ULSS 8 Berica – sono di grande rilievo e possono essere un importante riferimento anche a livello regionale e nazionale. Sappiamo quanto sia prezioso il ruolo dei donatori di sangue e il nostro compito è supportare al meglio la loro straordinaria generosità. Più in generale, questo progetto ci dimostra che almeno in parte è possibile mitigare le difficoltà di reclutamento del personale medico anche intervento sui modelli organizzativi e ciò è molto importante perchè anche con il recente ampiamento dei posti nelle università, pur essendo questo un segnale molto importante, ci vorranno anni prima che ciò si traduca in una effettiva maggiore disponibilità di specialisti. Ecco allora che la capacità di innovare sul piano organizzativo può essere un fattore decisivo, anche proseguendo il percorso da tempo già intrapreso di valorizzazione della figura professionale degli infermieri, che svolgono compiti sempre più di responsabilità e sono sempre più parte integrante delle équipe specialistiche».

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