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Ambulatorio monoclonali: numeri in crescita al San Bortolo

Ambulatorio monoclonali: numeri in crescita al San Bortolo

Già 126 i pazienti trattati con successo. Fondamentale la collaborazione tra gli specialisti ospedalieri e la medicina territoriale.

Dall’inizio della pandemia, al San Bortolo sono stati 126 i vicentini malati di Covid trattati con gli anticorpi monoclonali, numeri più che sufficienti per trarre un primo bilancio dell’attività dell’Ambulatorio Monoclonali, attivato dall’ULSS 8 Berica all’interno del reparto di Malattie Infettive proprio per gestire la somministrazione di questo farmaco innovativo.

«La terapia prevede un’infusione endovena della durata di un’ora e poi un’ora di monitoraggio post-terapia – spiega il dott. Vinicio Manfrin, direttore dell’UOC Malattie Infettive – 67 pazienti hanno concluso il follow-up previsto ad un mese, tutti sono guariti dall’infezione e solo per un paio di pazienti si è dovuto ricorrere a ricovero ospedaliero. Non si sono registrati eventi avversi significativi legati alla somministrazione di detti anticorpi”.

Un trattamento efficace, dunque, per il quale è strategica la collaborazione tra gli specialisti ospedalieri e la medicina territoriale. Come noto, infatti, l’utilizzo degli anticorpi monoclonali è riservato ad adulti e bambini (di età pari e superiore a 12 anni) con infezione da coronavirus già accertata e con sintomatologia lieve o moderata, ma con un elevato rischio di aggravamento. Inoltre, per essere efficace, la terapia con gli anticorpi monoclonali deve essere somministrata entro il 10 giorno dall’esordio della sintomatologia.

Fondamentale diventa quindi il ruolo del Medico di Medicina Generale o – a seconda dell’età del paziente – del Pediatria di Libera Scelta, sia per quanto riguarda la tempestività della diagnosi, sia per la selezione dei pazienti per i quali la terapia può essere indicata, in base alla conoscenza della loro storia clinica.

L’accesso all’Ambulatorio Monoclonali avviene proprio su prescrizione del Medico di Medicina Generale (o del pediatria di famiglia) o medico USCA, alla quale segue una valutazione da parte del medico infettivologo.

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