Il San Bortolo è il 1° Ospedale pubblico in Triveneto ad avere utilizzato l’innovativa tecnologia dell’elettroporazione per curare le tachicardie patologiche altrimenti non trattabili con le metodiche tradizionali
All’improvviso il cuore inizia battere forte, fortissimo, senza un apparente motivo: sono le tachicardie patologiche, ovvero provocate non da una situazione di forte stress fisico o psicologico ma da una alterazione nel sofisticato sistema elettrico che regola il ritmo cardiaco.
Per il trattamento di questo particolare tipo di aritmia, per la prima volta nel Triveneto e tra i primissimi centri italiani, all’ospedale di Vicenza mercoledì 4 dicembre sono state eseguite con successo due procedure di ablazione di tachicardia atriale ad alto rischio di complicanza mediante l’uso di elettroporazione focale, in pazienti che altrimenti non avrebbero avuto una reale chance terapeutica perché non trattabili con le metodiche tradizionali.
Le procedure sono state svolte in sedazione profonda, avvalendosi di un sistema di mappaggio computerizzato per ricostruire l’attività elettrica cardiaca, consentendo così di identificare con estrema precisione il punto in cui ha origine l’aritmia. Si è quindi proceduto con il trattamento vero e proprio, mediante il rilascio di diverse applicazioni di un grande campo elettrico per circa 10 secondi, ognuna ottenendo l’interruzione della tachicardia. Le procedure complessivamente sono durate circa due ore portando alla scomparsa dell’aritmia nell’immediato, ferma restando la necessità di monitorare il paziente nel corso del tempo per confermare il buon esito a lungo termine.
«Questo nuovo trattamento – sottolinea la dott.ssa Patrizia Simionato, Direttore Generale dell’ULSS 8 Berica – conferma il forte spirito innovatore che da sempre contraddistingue l’Elettrofisiologia del San Bortolo e più in generale l’attenzione dell’ospedale di Vicenza nel ricercare le metodiche più avanzate. Voglio sottolineare inoltre che l’attività di eccellenza dell’Elettrofisiologia rientra nell’ambito più ampio di un’offerta integrata di altissimo livello per la presa in carico di tutte le patologie cardiache che comprende anche l’attività clinica della Cardiologia, l’Emodinamica e la Cardiochirurgia. In questo modo garantiamo ogni giorno la presa in carico dei pazienti cardiopatici nel modo più efficace e sicuro».
Il dott. Antonio Rossillo, responsabile dell’U.O.S. Elettrofisiologia ed Elettrostimolazione e direttore facente funzione della Cardiologia di Vicenza, spiega i vantaggi di questa tecnologia innovativa e il percorso che ha portato a questo risultato: «Da oltre 30 anni ormai si utilizza la metodica dell’ablazione per il trattamento delle aritmie. Tipicamente questo avviene mediante l’uso di un’energia termica che colpisce i tessuti malati e li distrugge con un’ustione da caldo (radiofrequenza, ndr.) o da freddo (crioenergia, ndr.). L’ablazione mediante elettroporazione, invece, sfrutta una diversa tipologia di energia che ha il vantaggio di un’elevata selettività: il campo elettrico generato infatti colpisce solo le cellule cardiache responsabili dell’aritmia, preservando gli altri tessuti (nervi, arterie, vene e muscoli)».
Già da oltre due anni all’ospedale San Bortolo viene applicata con successo l’elettroporazione per la cura della fibrillazione atriale, aritmia più frequentemente riscontrata che genera palpitazioni, stanchezza e mancanza di respiro e causa un rischio aumentato di ictus, scompenso cardiaco e demenza. In questo ambito l’Elettrofisiologia di Vicenza ha maturato una significativa esperienza con oltre 240 casi trattati con successo ed è coinvolta in diversi registri nazionali ed internazionali che ha portato l’équipe guidata dal dott. Rossillo a essere coautrice di una rilevante pubblicazione su Nature Medicine, una tra le più importanti riviste scientifiche internazionali, che raccoglie l’esperienza di circa 100 centri in tutto il mondo per un totale di oltre 17 mila pazienti trattati.
«L’elevato margine di sicurezza dell’elettroporazione – prosegue il dott. Rossillo – ci ha spinto anche ad eseguire un intervento su una bambina di 11 anni che non riusciva più ad avere una vita normale a causa di una tachicardia incessante; abbiamo poi scoperto che tale esperienza è stata il primo caso di applicazione dell’elettroporazione in ambito pediatrico a livello mondiale. Forti di questa esperienza abbiamo voluto estendere l’utilizzo di questa metodica al trattamento di altre forme di aritmia che possono trarre particolare beneficio dall’elevata selettività tessutale di questa forma di energia. In alcuni pazienti, infatti, un trattamento ablativo per un’aritmia sopraventricolare risulta essere non fattibile oppure rischioso per la presenza di strutture “nobili” del cuore come nervi, vene o arterie, che verrebbero danneggiati dall’effetto della radiofrequenza. L’utilizzo di questa nuova forma di energia permette dunque di estendere la possibilità di cura anche a questi casi più complessi».
Una metodica innovativa per trattare una patologia, la tachicardia atriale, che può presentarsi in pazienti di ogni età con una diffusione variabile tra il 5 e il 15% e che risulta invalidante, perché può compromettere in modo significativo la qualità di vita (senza trascurare i rischi nel caso in cui siano associate ad altre patologie cardiache).
Il tutto nell’ambito di un servizio – l’Elettrofisiologia dell’ospedale di Vicenza – che svolge ogni anno oltre 800 procedure, tra cui 250 tra ablazioni e studi elettrofisiologici e 550 tra impianti di defibrillatore e pacemaker (inclusi quelli di ultima generazione “senza fili”), con la possibilità di adottare tutte le più avanzate tecnologie per garantire ai pazienti i più elevanti standard di efficacia e sicurezza.